Ape Ligustica
Apis mellifera L.
RISCHIO DI EROSIONE Elevato
DESCRIZIONE Tra le api da miele (Apis mellifera L.), l’Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806), è allevata da tempi immemorabili in Umbria e lungo la dorsale appenninica. Essendo la sua evoluzione strettamente connessa alle differenze di clima e di pascolo presenti nei diversi ecosistemi regionali e italiani, è possibile affermare che in Umbria, in base a numerosi studi effettuati in passato, ulteriormente supportati dallo studio scientifico effettuato nel 1959 dalla Prof.ssa Marcella Bernadini Battaglini dell’Università degli Studi di Perugia, sulle biometrie di popolazioni di api allevate in Umbria, emerge che già allora la popolazione di Apis mellifera ligustica presentava dei caratteri distintivi ed omogenei di una vera e propria popolazione locale della sottospecie autoctona italiana. È proprio in Umbria, tra l’altro, che si ha la prima descrizione ed illustrazione tridimensionale dell’Ape, a cura del Duca Federico Cesi di Acquasparta (TR) nel 1624.
CENNI STORICI Fu nel primo Pleistocene (2 milioni di anni fa), che comparvero le prime api capaci di nidificare in cavità così da adattarsi al clima freddo, comparve ossia il tipo morfometrico cerana-mellifera. L’entomologo Ruttner ha supposto che esse si sviluppassero per la prima volta nell’Himalaya, per poi colonizzare gli altri continenti. Ciò che è certo è che solamente la specie Apis mellifera si diffuse in Africa e in Europa attraverso la penisola Arabica. In particolare, tra le razze europee di api da miele, l’Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806), si è evoluta in Italia, nel corso di migliaia di anni. Pur essendo riconosciuta, anche a livello legislativo (L. 313/04), come sottospecie autoctona italiana, da studi condotti in passato, risulta con un elevato grado di purezza genetica in tutta la fascia appenninica. Ciò nonostante, essendo la sua evoluzione strettamente connessa alle differenze di clima e di pascolo presenti nei diversi ecosistemi regionali e italiani, è possibile affermare che in Umbria, come risulta dagli studi effettuati in passato sull’Apicoltura regionale (Cesi F., 1624; Monini P., 1902; Monini P., 1908; Pierangeli D., 1907; Vecchi A., 1927), ulteriormente supportati dallo studio scientifico sulle biometrie di popolazioni di api allevate in Umbria (Bernadini Battaglini M., 1959), emerge che già allora la popolazione di Apis mellifera ligustica presentava dei caratteri distintivi ed omogenei di una vera e propria popolazione locale della sottospecie autoctona italiana. È proprio in Umbria, a cura del Duca Federico Cesi di Acquasparta (TR), che si ha la prima descrizione ed illustrazione tridimensionale dell’Ape. Al Duca Cesi, infatti, era stato fatto dono da parte di Galileo Galilei, di un “occhialino”, come risulta dal carteggio del 23 settembre 1624 tra quest’ultimo ed il Duca: “[…] Invio a V.E. un occhialino per veder da vicino le cose minime, del quale spero che ella sia per prendersi gusto e trattenimento non piccolo, chè così accade a me. Io ho contemplato moltissimi animalucci con infinita ammirazione: tra i quali la pulce è orribilissima, la zanzara e la tignuola sono bellissimi. Insomma ci è da contemplare infinitamente la grandezza della natura, e quanto sottilmente ella lavora, e con quanta indicibil diligenza […]” (G. Galilei, Lettera a Federico Cesi, in Il carteggio Linceo, Roma, G. Gabrieli, 1996, pp. 942-943) e che portò il Cesi insieme al matematico Francesco Stelluti a mettere in atto il progetto dell’Apiario, un testo sulla vita delle api redatto da Federico Cesi. L’Apiarium, è quasi una monografia, ridotta all’essenziale, in forma tabellare sinottica redatta da Federico Cesi per accompagnare la seconda delle tavole in dono, la Melissographia, una splendida incisione a bulino ad opera di Matthus Greuter che riproduce le osservazioni al microscopio eseguite da Francesco Stelluti. Questa immagine, primo esempio di microscopia biologica, raffigura il trigono delle Api barberiniane, che mostra l’insetto in tre diverse posizioni assieme ai particolari anatomici degli arti, dell’occhio, del pungiglione e dell’apparato boccale disposti quali elementi decorativi attorno a un cartiglio sul quale è stampato: Urbano VII Pont. Opt. Max. Cum accuratior Melissographia a Lynceorum Academia in Perpetuae Devotionis Symbolum ipso ferretur. L’Apiarium consiste in quattro fogli stampati da un lato solo e incollati insieme a costituire una sorta di manifesto di 1040 x 646 mm. In realtà, trattasi di un’opera più celebrativa che scientifica, dove verità si fondono con leggende, teorie con sperimentazioni. Prevalgono i passaggi letterari di tipo descrittivo dove Cesi si sofferma, ad esempio, a richiamare la mitologia o le leggende sulle api, che hanno la fecondità di Venere o la potenza di Giove, o a ricordare dove si possono trovare i luoghi migliori dove si allevano api, riferendosi anche ad Acquasparta dove si produce un miele che “…talvolta fa a gara con lo zucchero, sia sotto l’aspetto del colore, sia sotto quello della solidità, sia infine sotto quello dell’uso”. Senza dubbio, di quest’opera, la parte scientificamente più importante ed assolutamente originale, è rappresentata dalle osservazioni al microscopio effettuate e rappresentate dallo Stelluti. A quel tempo le sole api presenti in Umbria non potevano che appartenere alla sottospecie Apis mellifera ligustica. Anche dallo studio condotto, a distanza di oltre 300 anni, dalla Prof.ssa Anita Vecchi, nel 1927, su campioni di api provenienti da diverse regioni d’Italia, è infatti risultato che in Umbria esistevano popolazioni di Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806) in purezza genetica. Un monitoraggio dei caratteri biometrici/morfometrici effettuato nel 2013-2014 da 3A-PTA in collaborazione con il DSA3 dell’Università di Perugia su campioni di api prelevati su tutto il territorio regionale ha riconfermato la presenza di questa sottospecie in purezza genetica in Umbria.
ZONA TIPICA DI ALLEVAMENTO Tra le api da miele (Apis mellifera L.), l’Apis mellifera ligustica (Spinola, 1806), è allevata da tempi immemorabili in Umbria e lungo la dorsale appenninica.
ATTITUDINI PRODUTTIVE Le api di razza ligustica sono particolarmente attive, docili e con una spiccata attitudine all’allevamento della covata, grazie anche all’elevata prolificità dell’ape regina. Nonostante l’eccezionale quantità di covata deposta e allevata, è poco incline alla sciamatura. Le colonie iniziano ad allevare covata sin dalla fine dell’inverno e mantengono una estesa area di allevamento indipendentemente dall’entità del flusso nettarifero e pollinifero, sino ad autunno inoltrato; i telai di covata presentano sempre una “mezzaluna” di scorte morte (miele e polline) nella parte più alta degli stessi nel corso di tutta la stagione apistica. Buona attitudine produttiva anche di fronte ai cambiamenti climatici.