Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (T.P.R.)

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Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (T.P.R.)

Cavallo agricolo italiano

Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (T.P.R.)

Equus caballus L.

RISCHIO DI EROSIONE Minacciata

DESCRIZIONE La razza CAITPR è caratterizzata da caratteristiche peculiari che lo rendono facilmente riconoscibile anche ai non esperti; Il mantello sauro, ubero, baio, preferibilmente carichi, con o senza macchie a sede fissa (stella, lista, balzane); tollerati altri mantelli. Ciuffo, criniera e coda (intera o tagliata) a crini folti, lunghi, lisci e ondulati, una testa piuttosto leggera, quadrata, asciutta, ben attaccata; fronte larga e piana, arcate orbitali ben rilevate; occhi grandi e vivaci; profilo del naso rettilineo con canna nasale piuttosto larga; narici grandi e mobili; canale intramascellare ben aperto, asciutto, orecchie piuttosto piccole, mobili ben attaccate. Collo: con buone masse muscolari, di giusta lunghezza, ben sortito e ben portato. Garrese mediamente rilevato, muscoloso, asciutto.

CENNI STORICI La storia della razza CAITPR inizia ufficialmente nel 1927 con la nascita della prima generazione di puledri delle “Stazioni di fecondazione selezionate” istituite per Legge nel 1926. In realtà l’origine di questo ceppo equino risale ai decenni precedenti. Infatti, l’Italia non ha mai storicamente annoverato nel suo patrimonio equino alcuna razza da tiro pesante. Tuttavia, dopo l’unità (1860), lo sviluppo in senso sempre più imprenditoriale dell’agricoltura della pianura padana e le esigenze dell’Esercito, con particolare riferimento all’artiglieria, rendevano sempre più evidente la necessità di una consistente e qualificata produzione nazionale di cavalli da tiro. Dopo numerose prove d’incrocio della popolazione di fattrici della pianura padana con le più rinomate razze da tiro europee, le aziende della pianura orientale, che ricadevano sotto la giurisdizione del Deposito Stalloni di Ferrara (diretta emanazione operativa del Ministero della Guerra), si orientarono con decisione verso gli stalloni bretoni di tipo Norfolk-bretone. Le prime importazioni di tali stalloni, sollecitate in modo particolare da alcuni allevatori del veronese, ebbero luogo nel 1911 e proseguirono sempre più diffusamente sino alla metà degli anni ’20 malgrado le difficoltà ed il rallentamento imposto dalla 1^ Guerra Mondiale. Questi riproduttori operarono su fattrici di diversa origine tra le quali spiccavano le derivazioni Hackney, ma non erano infrequenti origini Percheron, Bretoni o Belghe/Ardennesi. I risultati furono considerati molto positivi, in quanto l’incrocio dava origine a soggetti robusti di mole medio-pesante e dotati anche di brillantezza di movimenti e di eleganza che risultavano particolarmente idonei agli scopi dell’artiglieria da campagna, ma anche per i trasporti medio pesanti civili e per i lavori agricoli complementari nelle grandi aziende (fienagione, semine, erpicature ecc.). Nel 1926 iniziarono ad operare le “stazioni selezionate” individuando i gruppi di fattrici che andarono a costituire la base materna originaria della razza; nel 1927 nacque la prima generazione ufficialmente controllata e prese avvio la costituzione delle famiglie italiane del tipo “agricolo/artigliere” (altrimenti inizialmente denominato “derivato bretone”). Il bacino geografico di produzione era rappresentato dalla pianura veneta, dalla provincia di Ferrara e dalla pianura friulana.

ZONA TIPICA DI ALLEVAMENTO Gli allevamenti si sono diffusi con maggiore concentrazione in Veneto, in Emilia Romagna, in Umbria, nel lazio, in Abruzzo e in Puglia; discrete numerosità si hanno in Friuli, nelle Marche, in Toscana, in Molise e in Campania. Allevamenti più isolati ma molto attivi dal punto di vista selettivo sono presenti in Piemonte, Lombardia, Trentino e Basilicata.

ALTRO INTERESSE ALLA CONSERVAZIONE
Valorizzazione del prodotto: Visto le pregevoli caratteristiche nutrizionali ed organolettiche della carne, sarebbe necessario conservare, tutelare e sostenere l’allevamento della razza CAITPR e soprattutto promuoverne i prodotti carne.
Turismo Ambientale: visto la vocazione della nostra regione verso un turismo ambientale, l’allevamento di tale razza potrebbe dare origine a soggetti utilizzati per gli attacchi amatoriali, trekking, e passeggiate naturalistiche, senza escludere la possibilità di reinserirli nel lavoro agricolo, specialmente in aziende del circuito biologico o biodinamico, o nel lavoro boschivo in particolare nelle aree a più delicato equilibrio ambientale.
Conservazione del paesaggio: la capacità d’adattamento della razza a diverse tipologie d’allevamento, sempre comunque assicurando il minimo impatto ambientale, ne permette l’allevamento allo stato brado anche nelle zone più marginali, permettendo lo sfruttamento e garantendo la tutela e conservazione di tutte quelle zone montane che altrimenti sarebbero abbandonate.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”.

Aziende che custodiscono questa risorsa