Mela a sonagli
Malus domestica Borkh
RISCHIO DI EROSIONE Elevato
DESCRIZIONE La denominazione di questa varietà è inequivocabilmente connessa alla particolare caratteristica del frutto maturo, i cui semi, staccandosi dalle logge carpellari, allo scuotimento producono un tipico rumore di sonaglio. Anche il sinonimo di batocchia ha a che fare con la peculiarità di emettere suoni attribuita alla varietà. Il batocchio è infatti un termine ormai desueto utilizzato per designare il battaglio della campana.
Il frutto è medio, di forma per lo più ellissoidale. La buccia è di colore verde con sovracolore rosso porpora anche molto esteso. Matura intorno alla metà del mese di settembre.
CENNI STORICI Piuttosto rari i riferimenti alla Mela Sona in pomologia. Una isolata citazione come Mela Sonaglia è rintracciabile nei manoscritti inediti di Pietro Antonio Micheli (1679-1737), incaricato dal granduca Cosimo III della descrizione e catalogazione del patrimonio frutticolo dell’epoca. Ad ogni modo non esiste però frutto corrispondente nei dipinti del noto pittore Bartolomeo Bimbi, anch’egli coinvolto nell’impresa medicea sul versante iconografico. Quasi due secoli dopo Girolamo Molon fa un rapido accenno alle Mele a Sonaglio, annoverandole tra varietà di melo discendenti dalla specie P. prunifolia e ricordando come siano altrimenti note come Mele Bottocchie [Molon G., Pomologia, Hoepli, Milano, 1901: p. 8]. Fonti etnografiche documentano come la Mela Sona fosse particolarmente adatta alla conservazione mediante essicazione. Fino agli anni cinquanta, la Mela Sona era infatti utilizzata nella preparazione delle paccucce, spartecche o quartine: quarti di mela lasciati asciugare al sole su vassoi o graticci di salice, di canna o di vitalba e successivamente infornati per evitarne il deterioramento. Sovente, in tempi di penuria le spartecche costituivano il piatto principale della cena contadina. In ambito demoiatrico, le paccucce di mela trovavano impiego terapeutico nella cura dei raffreddori sotto forma di tisane, come attestano le notizie raccolte intorno alla fine dell’Ottocento dal medico e demologo perugino Zeno Zanetti nel territorio di Città di Castello [Zanetti Z., La medicina delle nostre donne, S. Lapi Tipografo-Editore, Città di Castello, 1892: 221]. Tra gli usi gastronomici, pare che la Mela Sona sia l’ideale ingrediente per la preparazione della Rocciata Folignate (altrimenti nota come attorta), una sorta di strudel a base di mele, uvetta e frutta secca, piuttosto apprezzato e conosciuto sull’intero territorio regionale.
ZONA TIPICA DI PRODUZIONE L’areale di diffusione della varietà è per lo più circoscrivibile alla Valle Umbra, con segnalazioni sia nell’area folignate sia nell’area spoletina. Altri esemplari sono stati ritrovati nei Comuni di Massa Martana, Gualdo Cattaneo e Cascia, in Provincia di Perugia; ad Acquasparta, in Provincia di Terni.
UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA Varietà da consumo fresco, caratterizzata da discreta conservabilità post raccolta sia in fruttaio sia in frigorifero. A volte veniva essiccata dopo averla tagliata a fette o strisce.
Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”