Mela Oleosa

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Mela Oleosa

Mela Oleosa

Malus domestica Borkh

RISCHIO DI EROSIONE Elevato

DESCRIZIONE Varietà locale introdotta nel Comune di Guardea (TR) dalle Marche nell’immediato secondo dopoguerra. Presente con un solo esemplare noto. Frutti medio piccoli di forma sferoidale/globosa che maturano ad ottobre e dotati di una notevole capacità di conservazione post raccolta di molti mesi.

CENNI STORICI Relativamente a questa varietà si conosce l’origine e la presenza sul territorio regionale.
Antonio Monetini, l’agricoltore che custodiva la pianta madre, ricorda che la varietà non era originaria della zona, ma proveniva dall’areale marchigiano. Egli precisa infatti di aver avuto in dono le marze di Mela Oleosa da un merciaio ambulante che nei primi anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale di tanto in tanto praticava il suo commercio nei comuni del Ternano. Colpito dalla particolarità del frutto chiese al venditore di poter avere delle pupe (marze) per fare degli innesti. Fino alla sua morte, Antonio era molto legato all’albero ed i suoi frutti erano tenuti in grande considerazione dalla famiglia dell’anziano mezzadro che ne parlava con notevole orgoglio.
La mela Oleosa appartiene al gruppo funzionale delle mele ghiacciate, ovvero mele di varietà che presentano in modo costante la formazione di vitrescenza nella polpa. Studi specialistici confermano che “in alcune regioni questa alterazione è chiamata anche “olio” e le mele soggette a questo fenomeno vengono dette anche “mele dall’olio” o “mele gelate”” [Gruppo giornalistico dell’Edagricole, “Frutticoltura”, volume 21, Edagricole, Bologna, 1959: 281]. Questo particolare aspetto, che a seconda dei casi veniva assimilato alle macchie di olio o al ghiaccio, ha da sempre suscitato interesse e curiosità nelle popolazioni rurali, come si evince dai nomi che erano assegnati a queste varietà: Oleosa, Oliata, Dall’Olio, Ghiaccia, Ghiacciata, Diacciata. Va precisato però che il nome, attribuito in base alla caratteristica formazione della vitrescenza nella polpa, era spesso dato a varietà per il resto diverse tra loro. Ciò ha generato nel tempo frequenti casi di sinonimia e omonimia. Lo stesso Girolamo Molon osserva a tal riguardo come questa mela invernale abbia nei diversi paesi “dei tipi che le somigliano, ma che non si posson affermare identici” [Molon G., Pomologia, Hoepli, Milano, 1901: 153-154].
Ad esempio sempre in Umbria, precisamente nell’eugubino, sono stati trovati riferimenti etnografici attinenti una varietà di mela analoga. Il Sig. Baldicchi riferisce come fino a circa quarant’anni fa nel suo podere fosse presente una varietà di mela piuttosto singolare chiamata abitualmente mela ghiaccia “perché aveva chiazze come il ghiaccio… cioè al taglio della mela aveva come una maculazione ghiacciata. Era una mela verde esterna ed era un po’ schiacciata… era molto conosciuta a Gubbio ce l’avevano in tanti… poi con l’epoca dei trattori… saranno quarant’anni… è sparita… non c’è più… io l’ho cercata… ma… alcuni gli dicevano anche oliata perché quella macchietta che sembrava ghiaccio si rompeva come l’olio”.
Lo stesso Gallesio rileva questa abitudine di attribuire il nome in base a questo carattere: “si sa che l’Italia possiede una mela conosciuta in Toscana sotto il nome di Mela Ghiacciola, e che nel Piemonte è detta Mela dell’Olio. Io l’ho sentita denominare ancora Mela Diafana. Tutti tre questi nomi sono impropri, e tutti tendono ad esprimere con una metafora il carattere singolare che la distingue, e che sarebbe difficile indicare con un nome preciso. È questa una mela che ha la buccia coperta di grosse macchie di un verde-oliva lucente le quali penetrano nell’interno della polpa, e danno a quella parte del frutto un aspetto ed un senso tutto particolare. Con qual’epiteto si doveva esprimere un sì curioso fenomeno? Gli uni vi hanno trovato dell’analogia col ghiaccio, e l’hanno chiamata ghiacciola: altri hanno veduto la tinta dell’olio nelle macchie che la coprono, e l’hanno chiamata dell’olio: altri si sono lasciati illudere dalla lucentezza di quella superficie, e l’hanno nominata diafana” [Gallesio G., Pomona italiana, Pisa, 1839: 38].

ZONA TIPICA DI PRODUZIONE La pianta madre è stata trovata nel comune di Guardea (TR). Ad oggi è l’unico esemplare noto per questa accessione. L’ambito locale è esteso alla regione Umbria.

UTILIZZAZIONE GASTRONOMICA Varietà da consumo fresco, caratterizzata da elevata conservabilità post raccolta sia in fruttaio sia in frigorifero.


Testi tratti da “Schede Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone della Regione Umbria”.

Aziende che custodiscono questa risorsa